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Il fenomeno delle reti di impresa

Per le aziende italiane, fare rete si rivela una possibile risposta alle sfide proposte dalla competizione internazionale e in effetti lo strumento delle reti sta avendo un interessante sviluppo. Secondo il report pubblicato a dicembre del 2019 dall’Osservatorio Nazionale sulle Reti di Impresa, voluto da InfoCamere, RetImpresa e il Dipartimento di Management dell’Università Ca’Foscari di Venezia, i contratti di rete stanno conoscendo un momento di notevole successo perché con questi strumenti gli associati puntano a migliorare la competitività e ad accrescere la capacità innovativa senza rinunciare all’autonomia gestionale e strategica.

Stando ai dati, nel 2019 si sono raggiunti 5.863 contratti di rete per un totale di 34.766 imprese coinvolte su tutto il territorio nazionale. I motivi di aggregazione sono rappresentati in primo luogo dall’innovazione (16%), ma anche dalla volontà di attivare strategie di marketing comuni (10%), condividere acquisti, forniture e tecnologie (9%) e potenziare il brand di rete (7%).

Le imprese che aderiscono a un Contratto di Rete (CdR) possono accedere a una serie di incentivi e agevolazioni, nazionali e regionali, come accordi di innovazione, contratti di sviluppo, programmi di investimento, credito d’imposta del 50% delle spese incrementali in Ricerca e Sviluppo, contratti di ricerca con università, enti di ricerca, altre imprese, start up e PMI innovative, quote di ammortamento di tecnologie 4.0, strumenti e attrezzature industriali e di laboratorio. Per iniziare, è un buon incentivo.

Prendendo in considerazione i principali fattori, la situazione attuale si presenta come segue:

  • Dimensioni: crescita delle micro reti (48% del totale) e incremento grandi reti (15%), in flessione invece le reti di media dimensione (37%)
  • Geografia: circa il 50% delle reti aggrega imprese della stessa provincia, il 30% due province, il restante 20% aggrega imprese di almeno 3 province.
  • Settori: elevata eterogeneità intersettoriale (il 73,6% coinvolge imprese che operano in settori differenti, quasi il 25% imprese di almeno quattro diversi settori di attività) e questo conferma la capacità dello strumento di creare connessioni di filiera e tra filiere complementari o interdipendenti per il raggiungimento di obiettivi comuni di politica industriale.

I dati finora raccolti dall’osservatorio sulle performance delle reti dimostrano che la capacità della rete di raggiungere i propri obiettivi (Efficacia), la forza competitiva e organizzativa della rete (Coesione), e i risultati economici della rete (Performance di mercato) sono raggiunti nelle aggregazioni dove è stimolato lo scambio di conoscenze e competenze. Lo scambio di informazioni e il monitoraggio dei risultati sono benefici anche per quanto riguarda, nello specifico, l’innovazione in quanto la presenza di strutture organizzative congiunte, rapporti informali, flessibili, strutture organizzative comuni e relazioni sociali più costanti si stano dimostrando adatti a sostenere progetti di innovazione.

Altro obiettivo comune che viene perseguito dalla maggior parte delle reti (circa il 75%) pone al centro il marketing, che si propone di dare visibilità esterna alla rete dando un peso rilevante ai mezzi di comunicazione digitale, ma proprio su questo punto si rileva una scarsa frequenza di utilizzo, che suggerisce una chiara mancanza di visione strategica e un inadeguato uso di questi strumenti, frutto di un ritardo nella comprensione che caratterizza, come abbiamo modo di vedere in precedenza, le PMI italiane.

Le aggregazioni di imprese possono far crescere le singole realtà e fare in  modo che assumano un peso maggiore. Per stare al passo con i tempi e per resistere sul mercato, un’impresa ha necessità di sostenere investimenti alti e da sola rischia di non farcela, soprattutto in questa fase di rapida trasformazione dove la multicanalità legata all’innovazione tecnologica digitale assume un ruolo rilevante ma costosa da realizzare.

Le reti sono il frutto di quella tendenza all’open innovation che oggi è più che mai evidente, dopo che è riuscita a vincere resistenze campanilistiche, una radicata cultura del sospetto e un forte individualismo imprenditoriale. Un tipo di innovazione inclusiva, plurale, aperta, dove a vincere è il gioco di squadra, un’alleanza proficua tra comunità, fornitori e persino competitor.

Una rivoluzione accelerata sia dalla lunga crisi dei mercati che ha costretto a rivedere paradigmi ormai inefficaci, sia dalle tecnologie digitali e che contamina anche la componente fisica del fare impresa. Alle reti di imprese deve però affiancarsi una rete di competenze, dove gli enti formativi, pubblici e privati, hanno un ruolo di guida importante in quanto devono avere una visione chiara sull’andamento della trasformazione e offrire piani formativi adeguati ad affrontarla, tenendo in considerazione la forte eterogeneità dei potenziali fruitori, manager e dipendenti, più e meno avanzati digitalmente.

Nonostante il lavoro da fare sia ancora molto, soprattutto nel colmare i gap di competenze, le reti di impresa hanno l’aspetto positivo di costituire un enzima per la diffusione di riflessione condivisa sull’utilità di unirsi per aumentare le proprie performance, ottimizzare l’efficacia degli investimenti, affrontare il cambiamento senza lasciarsi sopraffare.

L’arena di competizione è ormai globale. Le imprese devono confrontarsi con realtà gigantesche che impongono la loro presenza ovunque geograficamente, con una capillarità profonda e una velocità di propagazione difficilmente contenibile.

Una strategia difensiva può fare ben poco di fronte a tanta potenza. Nella lotta di Davide contro Golia servono intelligenza, acume e un piano di lunga visione che punti a rinforzarsi e a diventare sempre più capaci di resistere e di reagire agli attacchi.

Riteniamo che questi elementi rappresentino delle opportunità molto interessanti per un’offerta a cavallo tra il marketing strategico e la comunicazione digitale finalizzata a colmare parte dei citati gap e a migliorare le capacità competitive delle aziende e organizzazioni nostre clienti. 

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