Ricordo ancora i tempi in cui ogni volta che Apple annunciava un nuovo iPhone, Samsung ci metteva lo zampino.
Eh sì: al lancio degli iPhone, andando a cercare su Google “nuovo iphone” o “apple iphone” si trovava sempre, nella prima posizione degli annunci sponsorizzati, un bellissimo annuncio di Samsung, come a volerci dire “ma perché dovresti volere un iPhone quando con la metà dei soldi potresti avere uno smartphone migliore marchiato Samsung?”. Questo scherzetto mi faceva ridere ogni volta. E la cosa che mi lasciava basito era il fatto che Apple continuava a cascarci! Ci sono voluti anni prima che Apple imparasse a difendere il proprio brand su quello che allora si chiamava AdWords.
E se ci ha messo anni a capirlo un brand come questo, figuriamoci il resto del mondo!
La riflessione sta qui: posizionarsi sul proprio brand è sicuramente una delle attività meno onerose in chiave SEO, ma cosa succede se qualcuno utilizza il vostro brand in una campagna cpc facendo in modo di rubarvi la prima posizione sfruttando le prime tre magiche posizioni che Google riserva agli inserzionisti Ads?
Qualcuno potrebbe obiettare: “ma è impossibile, i brand sono tutelati dal copyright su Google Ads!”. Ma la risposta corretta è: “solo in parte”.
Google Ads, infatti, ci impedisce di utilizzare quei brand negli annunci, ma NON tra le keyword che generano la pubblicazione dell’annuncio! Non solo: pensate che i controlli di Google Ads blocchino la vostra campagna se invece di utilizzare in un annuncio il termine APPLE voi inserite nel vostro annuncio la parola “A P P L E”? Cosa cambia? Facile… gli spazi tra una lettera e l’altra. Può sembrare un colpo basso ma, ragazzi, di queste cose bisogna prendere atto.
Per proteggere il proprio brand da queste attività è importante presidiare quelle parole chiave mantenendo sempre attiva una campagna che punti a questa finalità.
Potrebbe sembrare superfluo andare ad allocare del budget per “comprare” una parola chiave che in qualche modo è già nostra e che già posiziona i nostri risultati naturali in cima alla SERP, ma ricordatevi che gli inserzionisti possono tranquillamente scavalcare questa gerarchia con pochi centesimi!