Uno degli elementi più importanti per iniziare bene un progetto è verificare l’esistenza delle condizioni necessarie per il suo successo. Per quanto riguarda i progetti digitali occorre verificare l’esistenza della cosiddetta “digital awareness”. Di cosa si tratta?
In modo molto sintetico con il termine “digital awareness” intendiamo la consapevolezza dell’impatto che la trasformazione digitale può avere sull’organizzazione a diversi livelli:
- sui confini del business in generale
- sulle dinamiche interne all’organizzazione
- sulle relazioni con il mercato e il contesto di riferimento
Con riferimento ai confini del business la storia recente è piena di casi che mostrano come aziende di successo (es. Encyclopaedia Britannica) o interi settori industriali (es. industria musicale, fotografia) siano stati profondamente trasformati dall’impatto del digitale. Investire sulla digital awareness significa imparare a mettere in discussione principi e realtà che si tende a dare per acquisiti e comprendere se gli scenari con cui siamo abituati a confrontarci non siano destinati a cambiare repentinamente.
Per quanto riguarda le dinamiche interne invece, se accettiamo la tradizionale articolazione del profilo professionale in conoscenze, capacità e atteggiamenti, è importante capire quale possa essere l’impatto generato dal digitale su queste dimensioni e, di conseguenza, sull’efficienza e sull’efficacia dell’azione delle persone.
Occorrerà quindi comprendere come il digitale possa trasformarsi in una risorsa per incrementare le conoscenze e competenze del management e migliorare, quindi, la sua capacità di fare le scelte giuste (efficacia), utilizzando in modo più razionale le risorse a disposizione (efficienza).
Ma ci sono anche altri elementi da prendere in considerazione.
Prima di tutto il rapporto tra il concetto di innovazione e progresso digitale e una classe manageriale combattuta tra l’esigenza di proiettare l’azienda verso il futuro e il pericolo di rimanere indietro personalmente, di essere tagliati fuori da una realtà con la quale non si riesce a rimanere al passo.
Ma anche, a livello più basso, la sensibilizzazione dei dipendenti a un utilizzo responsabile dei canali social anche, e per certi versi soprattutto, al di fuori dell’orario e del contesto di lavoro quando è facile che le opinioni espresse su temi potenzialmente sensibili vengano in qualche modo associate al brand e all’azienda.
Un terzo contesto di riferimento è rappresentato dai rapporti e dalle relazioni con il mercato con cui l’azienda interagisce abitualmente e con gli attori che ne fanno parte: clienti, concorrenti, business partner, altri interlocutori.
Sotto questo punto i canali digitali possono contribuire a raccogliere, organizzare e utilizzare i dati e le informazioni necessarie a comprendere meglio i clienti (customer persona) e le traiettorie che seguono nel percorso di avvicinamento al momento dell’acquisto (customer journey). Quale contributo ci si può aspettare nella costruzione della proposizione di valore. Ma anche in che modo i canali digitali possono contribuire alle attività di competitive intelligence e competitive benchmarking, o aiutare l’azienda a proteggersi dall’eventualità di essere a sua volta spiata e copiata.
Evidentemente sono solo un gruppo di suggestioni, ma dovrebbero essere abbastanza per far capire come spesso i progetti digitali debbano essere accompagnati da adeguati interventi di carattere formativo, anche quando le attività implementate non sono solo e necessariamente di carattere tecnologico.